Uno scrigno inesplorato di Napoli:

luce sul Museo Artistico Industriale

Si parla di uno degli scrigni inesplorati della città di Napoli, annesso al Liceo Palizzi già Istituto d’Arte. Il Museo Artistico Industriale di Napoli presenta la propria collezione d’arte del ‘900, con nuovi allestimenti e contenuti aggiornati alle più recenti ricerche, e lo fa attraverso il volume “Un nuovo percorso tra tutela e valorizzazione – Il Museo Artistico Industriale di Napoli” nato da un’idea della professoressa Maria Grazie Gargiulo ed edito da Edizioni Fioranna, casa editrice napoletana sempre attenta alle evoluzioni culturali del territorio. Un lavoro che ripercorre le vicende dell’Istituto d’Arte di Napoli dall’iniziale Museo scuole-officine del 1882 al Real Istituto d’Arte degli anni venti e trenta del Novecento. Una significativa immersione nella storiografia della città. Le relative ricerche, i chiarimenti e recenti studi dei manufatti, a tutt’oggi presenti nelle collezioni dell’Istituto, hanno delineato una complessa realtà in cui le definizioni d’arte, la didattica, le valenze ideologiche si intrecciano al corso degli eventi artistici e politici di Napoli.

La professoressa Paola Guma, dirigente scolastico dell’Isis Boccioni-Palizzi, nella premessa del volume spiega da dove nasce la voglia di far luce sul MAI, il Museo Artistico Industriale di Napoli: «Con la recente Riforma dei licei e l’introduzione degli indirizzi coreutico e musicale, la sede Palizzi appartenente dal 2013 all’Isis Boccioni-Palizzi, ha iniziato a vivere un periodo di sviluppo e crescita. L’antica sapienza dell’artigianato artistico ed i ricchi laboratori che lo storico Istituto d’arte conservava, si sono arricchiti del moderno approccio liceale facendo della scuola di Piazzetta Salazar un “polo delle arti” in cui i tre indirizzi (artistico, coreutico e musicale) si sono armonicamente affiancati offrendo agli studenti la possibilità di sperimentare concretamente la necessaria interazione delle arti. Un contesto in cui la scuola è continuamente promotrice di eventi culturali rivolti al territorio in cui gli allievi del liceo artistico hanno la possibilità di mettersi in gioco curando scenografie, allestimenti, costumi, gioielli, prodotti di design da utilizzare nell’ambito di performance coreutiche accompagnate dalla musica suonata dal vivo».

In questo contesto suggestivo e culturalmente stimolante, il MAI, Museo Artistico Industriale, rappresenta il cuore pulsante di un passato ancora vivo, intorno a cui ruotava l’intero progetto della scuola: «Voluto dagli artisti Domenico Morelli e Filippo Palizzi – spiega ancora la professoressa Paola Guma l’Istituto d’arte doveva formare maestranze per un design industriale artistico capace di soddisfare una richiesta che, a quei tempi, andava crescendo anche al Sud. Di questa storia, che ha visto passare dalla scuola tanti artisti, in qualità di docenti e di discenti, oggi resta uno spazio museale la cui collezione è invidiabile in quanto conserva opere di pregio degli artisti fondatori e di coloro che nella scuola hanno insegnato ma anche collezioni antiche di notevole interesse. Recuperare, preservare, valorizzare e aprire al pubblico questo “tesoro nascosto” è un obbligo per noi che ereditiamo una così grande ricchezza che oggi va fruita e, doverosamente, va tramandata agli uomini di domani».

Sulla stessa lunghezza d’onda il professor Giacomo D’Alterio, primo collaboratore del dirigente scolastico, e il professor Aldo Fiorillo che sempre nella premessa del volume spiegano l’evoluzione del Museo Artistico Industriale di Napoli e tutto il lavoro fatto per il recupero di cotanta bellezza: «Ogni opera è corredata – si legge – oltre che di scheda informativa e descrittiva secondo il modello di schede O.A., da un sistema di lettura QR Code che collega l’opera ad altre fonti d’informazioni con approfondimenti e collegamenti del relativo periodo storico e sociale.  Ogni parete della sala può considerarsi un continuum formale e stilistico che mette in rilievo una lettura dell’autore nella sua attenzione al Naturalismo reso magistralmente nella continua trasformazione di luce della natura paesaggistica e nella sua interazione con le figure degli animali, rappresentate sempre con minuzia di particolari e dettagli che vanno oltre il semplice decorativismo».

Hanno collaborato al volume con i loro saggi: Lucia Arbace, Sergio Attanasio, Clorinda Irace, Maria Grazia Gargiulo, Francesca Di Fenza, Chiara Mallozzi.