Crisi, la proposta di Meritocrazia Italia: credito con garanzia dello Stato

“Il momento di evidente e prolungata difficoltà economica e sociale impone una riflessione accorta sulle possibili strategie di ripresa. Fondamentale è, prima di tutto, reimpostare il piano economico, per rifondare un mercato vicino alle persone, fatto di inclusività e equa distribuzione delle opportunità e realmente mirato alla soddisfazione di interessi esistenziali, nel rispetto della gerarchia dei valori consegnata dalla Carta costituzionale”. Lo afferma Walter Mauriello, presidente dell’associazione Meritocrazia Italia. “Il tessuto economico del Paese – continua Mauriello – è retto da imprese di piccole e medie dimensioni (circa il 95,2% di quelle attive sull’intero territorio nazionale). Sono queste a sopportare i maggiori affanni e a queste serve dare risposta immediata. Il primo aiuto possibile è quello di dar supporto nel reperimento di liquidità. 
Lo scorso 1 gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova definizione di default prevista dal Regolamento europeo n. 575/2013 e relativa ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento. Meritocrazia ha già denunciato i rischi ai quali la nuova regolazione espone risparmiatori e imprese (v. comunicato a del 29 dicembre 2020), specie per via dei più stringenti criteri di classificazione degli utenti da parte di banche e intermediari finanziari”.

Acquisiti i limiti e al fine di favorire il risanamento di un apparato economico ritenuto da Meritocrazia ormai lacerato, l’associazione propone di:

– ricalibrare i criteri di accesso al credito per favorire il rilancio, assegnando centralità al merito qualitativo del progetto da realizzare;

– in coerenza, favorire l’aggregazione attorno a progetti comuni, per consentire alle singole di avere un maggiore capacità contrattuale e agli istituti di credito di ripartire il rischio fra più soggetti.

Interlocutore unico dei gruppi di imprese, secondo la proposta di Meritocrazia, dovrebbe essere il Mediocredito Centrale, preposto a 

– erogare prestiti o finanziamenti con la garanzia dello Stato, previa valutazione della qualità dei progetti;
– prevedere un ‘accompagnamento’ della durata di almeno 12 mesi che, oltre all’affiancamento utile alla realizzazione del piano finanziato, consenta di vigilare sull’effettivo impiego dei finanziamenti concessi.

I fondi messi a disposizione dal Microcredito Centrale, sempre secondo l’associazione, dovranno essere costituiti anche da un 2% dell’Iva che le aziende e i professionisti versano stabilmente per le iniziative che introducono modelli organizzativi che favoriscano le aggregazioni anche a livello di territori limitrofi (nel caso dei piccoli comuni) o di quartieri (nel caso delle grandi città) e che preferibilmente:

– riguardino settori merceologici e attività che registrano una crescita tendenziale in termini di sviluppo, anche tenendo conto della natalità e della mortalità delle imprese;
– contengano un piano di sostenibilità ambientale e risparmio energetico anche per il contenimento dei costi;
– prevedano la riorganizzazione di spazi e di processi e la modifica o l’ampliamento dei metodi di fornitura dei prodotti/servizi;
– coinvolgano le istituzioni locali, per agevolare lo smart working, se del caso con la creazione di spazi comuni di quartiere o nei borghi decentrati, con valorizzazione di aree ed edifici periferici inutilizzati;
– valorizzino le risorse del digitale, con la creazione o l’impiego di piattaforme e-commerce;
– nel settore tecnologico, favoriscano l’utilizzo degli istituti di pagamento che, oltre a consentire di ricevere e disporre bonifici, creano delle comunità di utenti e consentono vari servizi (biglietti per la sosta, pagamento di F24, bollettini postali, ricariche telefoniche, ecc.) con ridotti costi di gestione.

Meritocrazia Italia reputa utile strumento anche il ricorso a monete complementari accettate dai soggetti pubblici, con utilizzo che rimanda agli attuali buoni pasto o ai vecchi gettoni telefonici. “Si dovrebbe trattare – spiega Mauriello – di certificati di compensazione di credito tra operatori e professionisti, che potrebbero pagare, anche parzialmente, senza la necessità di rivolgersi alla banca per ottenere il denaro necessario per ogni transazione. L’idea è che ogni imprenditore o professionista possa assumere un debito da saldare mediante la cessione dei propri prodotti o servizi”. 

La vera novità di questo modello sarebbe l’ingresso nel circuito anche dei Comuni, reti di Comuni o singole Regioni che, di conseguenza, potrebbero accettare questo strumento per il pagamento dei tributi locali o addirittura per l’IRPEF e l’IVA.

Sarà, inoltre, necessario, conclude l’associazione:

– eliminare, nei bandi pubblici, l’obbligo del DURC per almeno 24 mesi;
– procedere alla cancellazione totale, per almeno due anni, delle informazioni sulle pregiudiziali di pagamento da tutti gli archivi bancari, sotto il monitoraggio e la responsabilità della Banca d’Italia, a favore dei soggetti che abbiano visto il riconoscimento della esdebitazione.

“Le garanzie dello Stato – chiude Mauriello – e la progettualità sarebbero utili alla ripresa economica ed eviterebbero un esborso di denaro a fondo perduto, a oggi unico palliativo alle emergenze”.