Casse automatiche per prenotare all’ingresso e per pagare all’uscita; tavoli dimezzati per mantenere la distanza di sicurezza; riapertura totale comprensiva di delivery per non lasciare nessun dipendente a casa. Precauzioni per non portarsi il coronavirus a casa.
La diatriba nell’ambito della ristorazione in Campania è tra le più accese dell’ancora incerta Fase2 in tempi di Covid19 e soprattutto all’indomani della indecisione del Governatore Vincenzo De Luca sul riaprire o no sino al 3 maggio, inclusa proprio la consegna a domicilio.
Ma ad avere, comunque, le idee chiare sulle priorità è Pino Celio, proprietario di Lucignolo Bellapizza, nel cuore di Napoli, in Piazza Nazionale: “Va bene il profitto, ma ciò che da imprenditore della ristorazione mi preme più di ogni cosa è la salute, di chi lavora nel nostro settore, e che alla riapertura rischia di dover gestire luoghi di possibili assembramenti, senza contare che tutti noi abbiamo famiglia e nessuno lavorerebbe tranquillo sapendo di poter magari diventare veicolo per il virus”. L’idea è dunque quella di adibire i locali convertendoli secondo una nuova idea di fruizione: “Già le casse automatiche permetterebbero di avere meno contatti e anche di toccare meno i soldi, che non così igienico”, dice Celio, “a me preme comunque mantenere i livelli occupazionali.
Si è parlato di delivery, in Campania rimandato comunque a dopo il 3 maggio, ma sono dell’opinione che questo da solo non basti affatto anzi: lascerebbe a casa molti dei miei dipendenti e di certo non risolve la situazione”. Per il ristoratore la linea da seguire sembra chiara: “Aspettiamo, riapriamo tutto in sicurezza, rinunciando a qualche tavolo, inserendo appunto le casse automatiche e garantendo la sicurezza”.