Cardito, l’assessore e il post contro i pentiti di camorra: qual è la verità?

Nelle scorse ore il sempre attivo Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale noto per le sue denunce, ha chiesto al Pd di prendere le distanze dall’assessore del Comune di Cardito Francesco Boemio. A scatenare l’indignazione di Borrelli è una foto che ritrae Boemio con un membro dello staff del sindaco di Cardito Giuseppe Cirillo, in due su un motorino sottoposto a fermo amministrativo e senza assicurazione. Il fatto in realtà è stato reso noto attraverso Facebook da un giornalista, il bravo e coraggioso Stefano Andreone di MetNews, attivo sul territorio di Cardito e in passato aggredito da tre persone in un bar, si ritiene a causa di un servizio su un presunto giro di mazzette nel cimitero della popolosa città in provincia di Napoli.

Ok, ma la camorra?

Borrelli però è andato oltre. Su Facebook è andato a spulciare il profilo di Francesco Boemio arrivando ad alcuni post del 2014. Bypassiamo i post in cui l’uomo dichiara il suo affetto per la figlia, manda il “buongiornissimo” con un orrendo disegno del sole che sorride ai suoi contatti Facebook, ci persuadiamo che l’uomo coltiva una certa passione per il trotto e i cavalli in generale. Si arriva al dicembre del 2014, quando Boemio inizia a condividere dei post della pagina Pane e Malavita.

A guardarla oggi, quella Pagina è una delle classiche pagine sensazionalistiche acchiappa-link, piena di post allusivi o evidentemente falsi. Nel 2014 strizzava l’occhio ai detrattori delle forze dell’ordine e buttava qua e là qualche citazione di film di mafia (non solo Gomorra, ma anche Gabriel Garko in una delle fiction in cui interpreta un mafioso e tantissima filmografia americana con Al Pacino e Robert De Niro).

Nel 2014 quindi Boemio ricondivideva un post di questa pagina, con privacy pubblica, in cui si inneggia contro i pentiti. “Si scrive pentito, si legge infame di merda”, la dicitura ad accompagnare l’uscita da una centrale di polizia di un arrestato.

La lezione di Barack Obama

President Barack Obama delivers an address to the nation on the U.S. Counterterrorism strategy to combat ISIL, in the Cross Hall of the White House, Sept. 10, 2014. (Official White House Photo by Chuck Kennedy)
Il presidente Obama (Official White House Photo by Chuck Kennedy)

Agli albori dell’esplosione dei social network, il presidente statunitense Barack Obama, che – attento o ben consigliato utilizzatore dei social, ne è stato precursore – anche attraverso il digitale arrivò alla Casa Bianca, rivolse un appello ai più giovani. L’occasione fu un discorso agli studenti, in quel momento Obama affermò che nulla di ciò che viene postato su Internet viene dimenticato. Resta lì e all’occorrenza può essere discriminante. Che sia un errore di gioventù o dettato dall’inesperienza.

Ecco, una lezione quanto mai attuale. Francesco Boemio non era nel 2014 uomo dello Stato, non ricopriva alcun incarico istituzionale.

Certo, non è assolutamente indicato condividere un post del genere sui social network. Si tratta di pessimo gusto.

Ma siamo propensi a pensare che all’epoca Boemio non fosse altro che un disattento e attempato utilizzatore dei social network. La frase che accompagna il post di Al Pacino in Scarface recita: “Ogni comportamento ha un suo perché”, quella con il padrino Robert De Niro parla di amicizia. C’è anche un Vin Diesel deluso dall’amicizia e un Genny Savastano che odia “le prese in giro”. Le stesse che, sostituite sullo sfondo da una foto di Totò, hanno lo stesso significato ma perdono quell’impronta criminal che le contraddistingue.

Insomma, un campionario vario ed eventuale buono per ogni occasione, bastano due tap sul cellulare ed ecco che è alla portata di tutti i miei contatti. Per la stessa logica, ricondividere il Joker di Heath Ledger che applaude agli “amici che spariscono nel momento del bisogno” non fa di Boemio un sociopatico, o condividere una foto accompagnata da una frase motivazionale di Radio Ibiza non ne fa un patito della movida alcolica.

Il post sui pentiti e il menù al ristorante

Sul post verso cui è puntato il dito, poi, c’è un aneddoto che racconta, sempre attraverso Facebook, del consigliere di Cardito Giovanni Aprovidolo che spiega:

In pratica, minimizza l’accaduto riconducendolo a semplici sfottò tra persone non pubbliche. Per aver svelato un menù al ristorante a chi non doveva saperlo.

Ritenendo comunque il tutto riprovevole ci sentiamo di arrivare a due distinte conclusioni:

  • Bisogna sempre essere accorti nel postare o condividere sui social, in particolar modo quando non si ha la portata di ciò che si sta comunicando e/o diffondendo;
  • La gogna mediatica relativa ai post Facebook non è mai un’operazione di verità.

Il nostro auspicio è che sia lo stesso Boemio – che opera tra l’altro in un territorio non facile – a rimuovere messaggi poco edificanti dai suoi profili social che sono diventati pubblici come la sua carica, e che si torni nel merito dei fatti: non si viaggia senza casco su mezzi sottoposti a fermo amministrativo e, da amministratore, deve dare il buon esempio.