Riceviamo e pubblichiamo
Ad una prima approssimazione, i numeri che si accompagnano al Recovery Fund parrebbero importanti, considerati i 29 miliardi di euro destinati a beneficio di imprese travolte dagli effetti devastanti della crisi emergenziale. Le preoccupazioni crescono, tuttavia, se si guarda alla stima delle perdite di fatturato registrata per l’anno 2020, che ammonta a 423 miliardi di euro circa (per una contrazione del -13,5% rispetto al 2019).
Nell’attesa dei ristori promessi, infatti, si avverte una forte inquietudine tra gli operatori di tutti i settori produttivi, specie tra coloro che conducono attività di piccola e media dimensione, che soffrono maggiormente la stretta creditizia ed ai quali è precluso l’accesso alla liquidità.
Pur non mettendo in discussione la necessità di misure restrittive e non negando la gravità della situazione sanitaria, da ogni lato s’invoca maggiore attenzione e più utile supporto economico. Ad oggi, infatti, i ristori erogati hanno raggiunto un livello medio di copertura del calo di fatturato di circa il 14,5%, insufficiente anche per quei comparti che hanno ricevuto un aiuto più consistente. In affanno anche settori che, seppur in attività, restano comunque improduttivi.
Si pensi alle imprese commerciali e artigiane delle c.dd. città d’arte, che hanno subito il tracollo delle presenze turistiche straniere, ovvero al sistema di trasporto pubblico locale non di linea (taxi, bus operator e autonoleggio con conducente) per non parlare del settore tessile, dell’abbigliamento, della stampa, dei mobili, della ristorazione, degli alloggi, del commercio d’auto, dei viaggi, del gioco e dello sport.
A rischio di definitiva chiusura 292.000 microimprese, con 1,9 milioni di addetti e l’analisi degli scenari futuri vede 1 impresa su 4 a rischio continuità aziendale, se pur il giudizio varia in base al settore in cui l impresa è attiva. Il dato non può essere ignorato e s’impone un radicale cambio d’approccio.
Se da un lato vige un maggior ottimismo per il comparto dei servizi alle imprese piuttosto che nel settore edile (dove il superbonus del 110% dovrebbe far avvertire i suoi benefici), abbiamo situazioni dove le aspettative sono decisamente meno rosee, soprattutto in quei settori che hanno visto lo stop delle attività durante il primo lockdown e che continuano a soffrire della ormai consolidata “situazione pandemica”, che ha creato sacche di vuoto strutturale nei mercati del turismo, dei trasporti, dei servizi alla persona ed in molti altri ambiti.
Meritocrazia Italia propone una modifica nelle modalità di erogazioni degli aiuti a favore di tutti i comparti più colpiti dalla crisi, evidenziando come sia fondamentale ripartire con un piano di rimborsi a beneficio di microimprese e piccole e medie imprese operanti sul territorio, attraverso:
-la rimodulazione delle tasse sospese del decreto n 4 (dove la sospensione, valida fino al 30 di aprile, andrà in scadenza, così rendendo comunque insopportabile il conseguente pagamento solo postergato) consentendo la trasformazione degli aiuti in crediti di imposta da utilizzare immediatamente ed in compensazione per differenza fra debito fiscale e ristori previsti;
– l’erogazione di fondi di copertura alle spese fisse correnti, fino ad un tetto massimo di 25.000€ per le imprese con volumi di affari fino a un milione di fatturato;
– la previsione di crediti di imposta fino all’80% sulle rimanenze di magazzino al 31 dicembre 2020 (per settore moda, abbigliamento, tessile, casa e arredo);
– la concessione di finanziamenti integralmente a fondo perduto per progetti di formazione sulla trasformazione digitale delle attività commerciali;
– l’immediata riapertura contingentata di palestre e piscine attraverso l’utilizzo di sistemi di clouding contact tracing collegati con le unità locali sanitarie;
– l’immediata riapertura discrezionale h24 delle attività food & beverage per il food delivery;
-l’erogazione di somme a fondo perduto per tutte quelle aziende che decidono di accelerare processi di riconversione verso nuovi modelli sostenibili e digitali secondo le linee guida dettate dalla UE.
– la concessione di finanziamento al 100% ai comuni per l’installazione di strutture di igienizzazione all’ozono da collocare nelle località turistiche ricettive (arte e cultura incluse).
Sono soltanto alcune delle soluzioni tecniche operative ad immediata fattibilità per la sopravvivenza del sistema produttivo del Paese, che non ha bisogno di semplici ristori ma di vere e proprie misure di sostegno alla ripartenza