Io
sono un camorrista
è il titolo del prossimo spettacolo in programma per la Rassegna “Gli
Amici del Teatro Bolivar“, in scena sabato 11 e domenica 12 gennaio
al Teatro Bolivar. La pièce, ambientata negli anni ’80, comincia con
l’esibizione di una cantante che esegue un brano all’interno di un night. Fa
ingresso nel locale un attore che, parlando al pubblico (del night), racconta
la sua storia, i motivi che lo hanno spinto a far parte della camorra. Con: Vincenzo
Merolla, Tony Mennella, Mirella Carnile, Francesco Giobbe, Alessandra
Torrese (cantante), Chiara Politelli (cantante). Regia di Francesco Saverio
Torrese.
Lo spettacolo è composto da tre monologhi, affidati a tre differenti
personaggi, ognuno dei quali si apre a un racconto personale. Il camorrista,
l’entraineuse e il maresciallo condividono lo stesso luogo, un night club,
senza tuttavia incrociarsi se non alla fine della storia. Il camorrista,
un assiduo frequentatore del locale, spiega le ragioni che lo hanno condotto a
essere quel che è, i dolori di una infanzia violata dalla mala vita, per
combattere la quale decide di ricambiare con la violenza fino a trovarsi
coinvolto e avvolto in un sistema corrotto. L’entraineuse al night ci
lavora ma il suo cuore appartiene al camorrista; di lui intravede quell’indole
buona nascosta dietro stratificazioni di comportamenti obbligati, scelte
errate. Il maresciallo è al night per una soffiata; a lui il compito di
catturare il camorrista. Ma c’è poco dell’uomo in divisa; è l’umanità di una
persona prossima alla pensione, di un padre di famiglia, di un uomo che ha
avuto il coraggio di non farsi corrompere, a trasparire dai suoi racconti. Lui
è il vero portatore di un messaggio sociale di invito ai giovani cresciuti in
situazioni familiari disagiate a non farsi affascinare dalla vita dei potenti,
nascosti dentro bunker di ferro e pallottole da schivare. Una vita che non può
mai vedere serenamente un chiaro di luna.
«È una prospettiva insolita – spiega il regista Francesco Saverio Torrese –
quella di raccontare la camorra attraverso il sentimento, l’emozione e non per
azione. È un racconto intimista del fenomeno camorra». I tre monologhi sono
intervallati da cinque brani musicali, tutti attinenti al personaggio o
alla narrazione.