Il caso Hamsik e il tweet che non è politically correct

Un tweet del Napoli a rompere con il politically correct del calciomercato: è così che si chiude il caso Hamsik. Il centrocampista slovacco era prossimo al trasferimento in Cina, ma la trattativa è saltata per motivi economici. Immediata la reazione della società partenopea: un post al veleno che viola il codice di bon ton a cui l’intero mondo dello sport dovrebbe ispirarsi.

«Il Calcio Napoli ha deciso di soprassedere alla cessione di Marek Hamsik ai cinesi, poiché le modalità di pagamento della cifra pattuita non collimano con gli accordi precedentemente raggiunti», così ha scritto su Twitter il social media manager della società.

“Ai cinesi”: un’espressione non politically correct

A scatenare le polemiche della frangia politically correct del web, è stata soprattutto l’espressione “ai cinesi”. Alcuni l’hanno percepita e segnalata come una battuta razzista – e non è detto che non lo fosse. Ma, sicuramente, era un escamotage per mettere in luce l’inaffidabilità finanziaria del Dalian. La società di Liaodong, infatti, non ha garantito le coperture economiche per la buona riuscita della trattativa che avrebbe portato Hamsik nel paese del Dragone

Una formalità burlesca

Nell’interpretazione di questo tweet, allora, “soprassedere” e “collimare” non sono più verbi istituzionali. Piuttosto, assumono un tono canzonatorio, quasi burlesco. Come a dire che tanta formalità non serve con un acquirente che vien meno ai patti. Da qui, la scelta di non usargli neanche la cortesia di essere chiamato con il suo nome.

Non esattamente una strategia di comunicazione all’insegna del rispetto e del fair play sportivo.